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28 maggio 2012

Mare al mattino

“Mare al mattino”, l’ultimo romanzo di Margaret Mazzantini

Per la serie “Recensioni d’autore” di Stefano Carnicelli una storia ambientata in Libia sulla guerra e sulla violenza

"Mare al mattino", l'ultimo romanzo di Margaret Mazzantini

RECENSIONI D’AUTORE – Non potevo restare indifferente all’ultimo romanzo di Margaret Mazzantini. Una nuova conferma del fatto che siamo di fronte ad una grande scrittrice.

In questo nuovo lavoro, l’autrice affronta un tema reale e purtroppo sempre appartenuto all’esistenza umana: la guerra e la violenza. Lo fa in modo discreto e dignitoso, quasi silenzioso, raccontando storie di vita che a stento cercano di conquistare una serenità spesso negata dalla cattiveria umana.

LA STORIA – Farid è un bambino che vive nel deserto con la sua famiglia, in una delle ultime oasi del Sahara. E’ felice anche se non ha mai lasciato il deserto: la sua casa aperta e illimitata. Nelle prime pagine del romanzo, ci vengono proposte delle descrizioni deliziose che rendono pienamente la realtà di chi vive il deserto.

L’invisibilità di questi personaggi, le sepolture cullate nel silenzio della sabbia, il deserto che non si rivela mai, apparendo e scomparendo, sono passaggi che catturano immediatamente l’attenzione del lettore. La guerra è come un’epidemia, arriva anche nel silenzio del deserto dove i rumori del mondo stentano al cospetto delle dune. Jamila, madre di Farid, poco più che ventenne, è una vedova in fuga. Come molti altri, verrà spinta verso l’immensità del mare. Lo vuole il rais: riempire il Mediterraneo di miserabili per far tremare l’Europa. E’ una fuga disperata, consumata in un mare senza faccia che fa paura. Farid ricorda le parole di un vecchio che malediceva il petrolio; la merda del diavolo, fortuna per i ricchi e disgrazia per i poveri. Quante verità in queste parole!

LO STILE – In effetti riconosco alla Mazzantini la perfezione delle descrizioni. Parole semplice, secche, decise; vanno a segno e rendono estremamente interessante la narrazione della storia. Vito è un ragazzo e vive in Sicilia. Conosce il dramma dei disperati ammassati nei centri di accoglienza. Proviene da una famiglia che aveva vissuto il colonialismo italiano, attratta da promesse inconsistenti. Italiani catapultati nel mondo arabo, integrati in una nuova vita comunque dignitosa e felice. Angelina, sua madre, era stata araba fino a undici anni, quando il giovane Gheddafi aveva deciso di scacciare tutti gli invasori (comprese le spoglie dei soldati morti in Libia) per far pagare all’Italia le malefatte del colonialismo. Anche Angelina aveva conosciuto la guerra; costretta a mettere una vita in una valigia e fuggire nel nulla. Voltarsi indietro e trovare l’immensità anonima del mare in cui si affoga e si perde la storia e la vita di ieri. Sono storie parallele e capovolte al tempo stesso. Angelina torna in Italia  da profuga e vede spegnere, pian piano, la gioia di vivere che albergava nel cuore dei genitori; come la maniche corte della camicia del padre Antonio, sembrano ali spezzate di un sogno, di una vita. Sono storie dimenticate da tutti, sono persone scomode che nessuno vuole più. Esistenze destinate ad una silenziosa solitudine. Anche un turistico ritorno in Libia mostrerà un tempo nuovo, freddo, capace di cancellare la storia. Bellissima e commovente la parte finale del romanzo in cui la narrazione e le descrizioni toccano il cuore del lettore fino alle lacrime. Jamila ha in braccio Farid durante il viaggio della disperazione; lo tiene stretto mentre aspetta il destino e bagna con la saliva le labbra disidratate del bambino. Vito raccoglierà i resti del mare come pezzi di storia che parleranno del passato. E se alla fine il rais non ci sarà più, nessuna vittoria … come dice l’autrice “solo un macabro trofeo che sporca i vivi”. Voglio ricollegarmi alla mia precedente recensione sull’autrice per dire che, in fondo, nessuno si salva da solo …

Un libro intenso, forte, emotivamente coinvolgente che ripresenta storie troppo facilmente dimenticate. Un romanzo che parla al cuore mostrando l’inutilità della guerra e della cattiveria umana. Un romanzo di cui consiglio vivamente la lettura.

Stefano Carnicelli

http://www.stefanocarnicelli.it/

 

 

 

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